Il mismatch del mercato del lavoro, ovvero il disallineamento tra le competenze richieste e quelle effettivamente in possesso dei lavoratori, è una seria minaccia all’economia mondiale.

Solitamente si guarda a questo gap pensando unicamente alla sua incidenza sulle singole imprese, concentrandosi su quanto la mancanza di competenze possa frenare la crescita e diminuire la competitività di un’azienda.

Lo studio “Fixing the Global Skills Mismatch” del Boston Consulting Group mostra invece i danni che questo disallineamento sta causando e causerà alla produttività mondiale.

Non si parla, ovviamente, di briciole. Anzi: se prima dell’emergenza sanitaria il mismatch si traduceva in una tassa occulta sulla produttività mondiale pari al 6%, ora, dopo la pandemia, il danno è aumentato vertiginosamente, ed è destinato a fermarsi tra l’8% e l’11%. Lo scenario peggiore prevede un buco nel prodotto interno lordo di ben 18 mila miliardi di dollari nel 2025.

«I danni causati dal mismatch tra le competenze richieste dalle aziende e quelle concretamente offerte dal mercato del lavoro sono molteplici» spiega Carola Adamihead hunter e CEO dell’agenzia di selezione del personale Adami & Associati «si parte infatti con la difficoltà riscontrate dalle aziende nell’individuare i talenti necessari per crescere, difficoltà che spesso si traducono in posti di lavoro lasciati scoperti a causa della mancanza di competenze; le stesse aziende, vista la penuria di hard skills tra i candidati, si trovano poi a spendere sempre di più per formare e aggiornare i dipendenti, così da creare internamente le risorse necessarie, con costi in continuo aumento».

E non è tutto: «bisogna pensare anche ai lavoratori dipendenti, i quali ricoprendo delle posizioni meno qualificate finiscono per attirare stipendi mediamente più bassi, dato che a livello macro si riflette in un calo della possibilità di acquisto, e via dicendo», spiega ancora l’head hunter.

Ma da cosa è causato questo importante mismatch?

A determinare questo grave gap, che si ripete a livello internazionale nelle più differenti economie, sono i diversi binari sui quali stanno correndo da una parte il mondo del lavoro, e dall’altra quello dell’istruzione.

Di qua, infatti, ci sono le aziende, in continua trasformazione, con hard skills che diventano obsolete nel giro di pochi anni, e con nuove professioni che nascono continuamente. Di là c’è invece il mondo dell’istruzione e della formazione, più lento e poco diversificato rispetto alle reali esigenze delle imprese, modellato ancora sul vecchio principio del preparare gli studenti ad affrontare un solo e preciso lavoro per tutta la propria vita professionale.

Redazione