La forma di lavoro a distanza svolta durante il periodo di emergenza, con la permanenza obbligata a casa dei cittadini per il contenimento del contagio da Coronavirus, può essere definita un modello “ibrido” tra il lavoro agile e il telelavoro. Questa particolare modalità di esecuzione della prestazione lavorativa adottata per fronteggiare l’epidemia, per molte attività lavorative pubbliche e private, anche in assenza degli accordi individuali previsti dalla legge, ha coinvolto una platea di lavoratori e di professionalità molto ampia, superando il vincolo della concessione della strumentazione tecnologica e informatica fornita dal datore di lavoro. Questa applicazione del lavoro a distanza, non esente da spunti critici già dai primi mesi di adozione, può essere adesso oggetto di riflessioni più approfondite per un ripensamento del lavoro in uno scenario nuovo, tenendo conto dei contesti produttivi e dello sviluppo tecnologico.

Un’analisi sul lavoro agile in emergenza. A sostenerlo è il Dipartimento innovazioni tecnologiche, sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) dell’Inail che, in coerenza con il Piano delle attività di ricerca dell’Istituto nell’ambito dedicato allo studio del legame tra nuove tecnologie, nuovi lavori e nuove modalità esecutive dell’occupazione, ha elaborato nelle settimane dell’emergenza un fact sheet sulla tematica. Il documento è liberamente consultabile sul portale dell’Inail ed è rivolto principalmente ai lavoratori del settore pubblico e privato che svolgono attività compatibili con il lavoro agile, completo di tabelle e illustrazioni grafiche e corredato da riferimenti bibliografici e normativi essenziali.

Flessibilità e rapporto di fiducia alla base dello smart working. Il lavoro agile, spiega il documento, è connotato da un approccio flessibile al lavoro, fondato su un rapporto fiduciario tra lavoratore e datore di lavoro. “Nell’ultimo decennio – scrivono gli autori della nota – la trasformazione digitale e tecnologica ha prodotto modi innovativi di comunicare e lavorare, che hanno consentito di superare rigidità presenti nei modelli organizzativi della società economica e industriale preesistente”.

Natura “ibrida” del lavoro agile in emergenza. Per i ricercatori del Dit, l’adozione massiva del lavoro agile dal contesto di necessità imposto dall’emergenza, ha determinato l’applicazione di una modalità di lavoro a distanza che può essere definita come “una via di mezzo” fra il telelavoro e il lavoro agile, integrando i requisiti essenziali e tipici dei due modelli.

Potere datoriale nel telelavoro. Il documento riepiloga le caratteristiche di entrambi. Nel telelavoro, l’eterodirezione del datore di lavoro si manifesta nell’esecuzione della prestazione sotto direttiva con cadenza di tempi lavorativi. Il telelavoratore svolge la propria attività da una postazione fissa ed è tenuto a rispettare gli orari d’ufficio. Riguardo alla sicurezza, il datore di lavoro ne è responsabile e ai telelavoratori si applicano le medesime norme per i dipendenti in azienda o in ufficio. Il datore di lavoro deve informare e formare il lavoratore sulle fonti di rischio specifiche e generiche, adottando tutte le misure di prevenzione e protezione per ridurre i rischi professionali.

Il ruolo dell’autonomia negoziale nel lavoro agile. Nel lavoro agile, “l’esercizio del potere di direzione e controllo del datore di lavoro è rimesso all’autonomia negoziale delle parti tramite l’accordo, dove si specificano le modalità di esternazione e gli eventuali comportamenti sanzionabili”. In questa forma di lavoro, in sostanza, a differenza del telelavoro, “il potere datoriale si realizza attraverso l’organizzazione del lavoro ‘anche per fasi, cicli e obiettivi’, nella scelta della strumentazione e programmi informatici che permettono la connessione da remoto con la realtà interna aziendale, nei tempi di definizione del risultato, nello svolgimento dell’attività, secondo le finalità istituzionali pubbliche o private”.
Il rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza è assicurato tramite la consegna al dipendente “agile” e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di un’informativa scritta in cui sono individuati i rischi generali e quelli specifici connessi alla modalità di esecuzione del rapporto di lavoro. Al lavoratore in modalità agile, inoltre, viene riconosciuto il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche in dotazione, per evitare sovrapposizioni fra dimensione lavorativa e personale.

Le difficoltà nel lavoro agile in emergenza. Il fact sheet passa in rassegna le principali criticità riscontrate in questo periodo con l’applicazione del lavoro agile in emergenza: sovrapposizione tra ambiente lavorativo e domestico; mancanza di una preparazione adeguata dei lavoratori alla visione complessiva dei rischi; difficoltà e, talora, impossibilità nel separare spazi personali e familiari con cicli e tempi di lavoro; interazione con fonti di pericolo più connaturate alla dimensione abitativa che a quella professionale. Questo può aver comportato una “pericolosa promiscuità tra vita lavorativa e personale, che spesso si traduce, come attestano le statistiche, in un elevato numero di infortuni domestici”.

L’esperienza emergenziale del coworking. La gestione del lavoro a distanza nel periodo della pandemia, tuttavia, ha anche rappresentato, per molti lavoratori, la possibilità per sperimentare forme di condivisione degli strumenti di lavoro assimilabili al “coworking tra individui responsabili della propria attività, autonomi, di diversa età, trasformando l’ambiente domestico-lavorativo in un maker space”, un vero e proprio spazio del “fare”. Oltre alla condivisione di spazi e dispositivi, si è verificata talora “quella delle competenze e conoscenze, resa possibile nella costante relazione tra individui che operano nello stesso contesto ma con diverse attività”.

Lavoro agile d’emergenza occasione per sperimentare nuovi sviluppi. “Nel contesto emergenziale del Covid-19 – conclude il fact sheet – si sono verificati scenari inaspettati di adattamento del lavoro, in tempi brevissimi. Le soluzioni adottate hanno consentito il proseguimento di molte attività produttive e le tecnologie hanno permesso un adeguamento, nella contingenza, capace di superare alcuni limiti della normativa di riferimento”. Per gli autori del documento di ricerca, “il lavoro agile che si è declinato in questo scenario emergenziale, rappresenta un’occasione di riflessione e futura sperimentazione, al fine di perfezionare ulteriormente il lavoro a distanza, con una particolare attenzione a uno sviluppo delle tecnologie integrate a quelle operative, per accompagnare la tutela del lavoratore”.

Redazione