Promuovere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, favorire la crescita economica e l’occupazione attraverso il potenziamento della formazione, accompagnare la società e le imprese verso le transizioni ecologica e digitale: il 2023 è stato proclamato l’Anno europeo delle competenze. 

La proposta è stata fatta lo scorso 14 settembre dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, proposta poi adottata il successivo 12 ottobre dalla Commissione Ue e approvata l’8 dicembre dal Consiglio per l’occupazione e la politica sociale.

Il prossimo 6 febbraio è previsto il voto definitivo della Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo.

Sono quattro gli obiettivi che si pone l’Ue con l’Anno europeo delle competenze:

  • promuovere investimenti nella formazione più consistenti, più efficaci e inclusivi;
  • garantire competenze adeguate alle esigenze del mercato del lavoro, attraverso una stretta collaborazione con le parti sociali e le imprese;
  • conciliare le aspirazioni e le competenze delle persone con le opportunità offerte dal mercato del lavoro, in particolare per le transizioni verde e digitale e la ripresa economica;
  • coinvolgere più donne e giovani che non lavorano e non frequentano un percorso scolastico o formativo;
  • agevolare la mobilità e il riconoscimento delle qualifiche per attrarre da Paesi terzi persone con le competenze necessarie all’Unione europea.

Per raggiungere questi obiettivi sono già in campo iniziative come l’agenda per le competenze per l’Europa, la nuova agenda europea per l’innovazione e la strategia europea per le università.

Numerose e ingenti anche le fonti di finanziamento, come – solo per fare qualche esempio – il Fondo sociale europeo Plus, il programma Digital Europe, il programma Horizon Europe, l’Erasmus+.

Per ciò che concerne i numeri di riferimento, l’Anno europeo delle competenze accende un faro su una realtà complicata. I più recenti dati Eurostat dicono infatti che solo il 37% degli adulti ha l’abitudine di seguire corsi di formazione.
Ben quattro cittadini europei su dieci non dispongono delle competenze digitali di base. Il 77% delle aziende dell’Ue dichiara di avere difficoltà a trovare lavoratori con le competenze necessarie. Solo uno specialista Ict (Information and Communication Technologies) su cinque e solo un laureato su tre nelle materie Stem è donna.
Al contrario, gli obiettivi sociali dell’Ue per il 2030 sono molto ambiziosi: almeno il 60% degli adulti dovrà partecipare ogni anno ad attività di formazione, per raggiungere un tasso di occupazione di almeno il 78%.
Sempre entro il 2030, almeno l’80% degli adulti dovrà possedere le competenze digitali di base e dovranno essere occupati non meno di 20 milioni di specialisti nell’Ict.

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Fonte: Anpal

Redazione

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