Nel panorama lavorativo odierno, l’offerta di benefit aziendali diventa sempre più cruciale, soprattutto quando si tratta di attirare e trattenere talenti: ma quali sono quelli che catturano realmente l’attenzione dei candidati e che le aziende faticano ancora a offrire? Secondo l’esperienza degli Head Hunter di Reverse, società di HR, si riconfermano al primo posto la flessibilità e lo smart working.

L’esperienza di Reverse ha infatti evidenziato che nel 100% dei casi risulta essenziale la presenza di smart working contrattualizzato per l’invio di un CV da parte del potenziale candidato, e per la valutazione dell’offerta in fase avanzata del recruiting; anche la previsione di orario flessibile in azienda incide positivamente nell’attrarre nuovi talenti per l’84%. Ancora rilevante la possibilità di possedere l’auto aziendale, con incidenza confermata dal 68%, al 28%, invece, la presenza di supporto psicologico. Per quanto riguarda i benefit minori vengono apprezzati dall’80% dei candidati buoni acquisto e rimborso spese per i mezzi di trasporto.

Il 90% degli intervistati conferma poi che la richiesta di flessibilità è al primo posto soprattutto per le figure junior e per le donne, spesso più restie nella richiesta di benefit materiali privilegiando invece la possibilità di avere più tempo per conciliare vita privata e lavoro. Le figure senior invece tendono a prediligere benefit economici come l’auto aziendale e incentivi assicurativi più sostanziali.

“Per attirare e trattenere talenti in azienda, è cruciale considerare i reali bisogni delle persone, che differiscono in base all’età, al genere e al ruolo occupato. Le lavoratrici donne, ad esempio, oggi più che mai reclamano un’azienda che le supporti per conciliare casa-lavoro, ma ancora si vedono negare questo diritto, portandole molto spesso a una scelta drastica.” – dichiara Alessandro Raguseo,CEO di Reverse – “È inoltre indicativo osservare che ancora oggi – dopo l’esperienza della pandemia – alcuni imprenditori siano restii a concedere lo smart working, perché non si fidano o sono ancorati a vecchi modelli di impresa che basano la produttività sul controllo delle attività dei propri collaboratori, come emerso da diversi colloqui con questa tipologia di figure”.

Bisogna riconsiderare lo smart-working e la flessibilità oraria come elementi che possono incentivare la performance e la qualità del lavoro, in un’ottica di adattamento alle nuove dinamiche lavorative. Questi approcci possono contribuire positivamente alla soddisfazione e all’efficienza dei membri del team.

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Redazione

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