La quarta rivoluzione industriale sta cambiando profondamente il volto delle organizzazioni contemporanee. Macchine intelligenti connesse tra di loro generano dati che possono essere analizzati e da lì innescare il miglioramento.

Di fronte a questi cambiamenti ci saranno molti che si sentiranno esclusi e molti che lo saranno effettivamente. Per tutti ci sarà il problema di perdersi in un mondo nuovo per potersi poi ritrovare. I capi come sempre avranno un ruolo fondamentale.

I leader visionari, carismatici, ispiratori forse hanno fatto il loro tempo. Non è più il tempo di un potere verticale, che si esprime con il  comando e controllo.

Le persone potranno controllare se stesse

Sulla scia di Charlene Li, nel 2014 abbiamo contribuito alla stesura dell’Open Leader Manifesto.

L’Open Leader sa fare un passo indietro perché sa che le persone, grazie ai dati si sanno responsabilizzare. Se è vero che c’è futuro quando c’è fiducia, non c’è mai stato tanto futuro come oggi nelle aziende. La fiducia metterà le ali perché per la prima volta le persone potranno controllare se stesse e darsi dei metodi per migliorare.

Il capo dovrà controllare meno, ma fare altre cose. Ad esempio ricostruire il senso, insegnare, connettere le persone.

L’impresa è un luogo di conversazioni continue

Nel tempo dei Data Lake e degli Analytics, il leader dedicherà più attenzione alle conversazioni. La metafora conversazionale acquisirà più valore di quella organicistica. L’impresa è un luogo di conversazioni continue, moltiplicate dai tantissimi strumenti che abbiamo a disposizione.

Le conversazioni hanno un potere trasformativo perché TALK IS ACTION. Chi comunica con chi, di quale argomento, in che modo e  per quanto tempo. Le conversazioni cambiano le percezioni che le persone hanno del mondo.

Agile

Un altro aspetto importante è l’agilità.

Il leader potrà sempre di meno pianificare il futuro, come si faceva in passato. Potrà avere un’idea, magari imprecisa di dove vuole andare e poi iniziare il percorso. I disturbi, le incertezze, gli ostacoli, le occasioni saranno talmente tante nel suo viaggio che non gli rimarrà che stare nel flusso. Se conosce l’agilità, saprà che è meglio avanzare per gradi, mantenendo un contatto costante col cliente, per verificare se si sta andando nella giusta direzione. Per di più dovrà fare tutto questo lasciando spazio a chi è sul campo e vede le cose come sono.

Gli algoritmi che controllano le connessioni

Questo accade perché il mondo va oltre le nostre possibilità. Una cartina stradale riusciamo a comprenderla, ma il web ci ha fatto conoscere le reti a invarianza di scala. In pochi clic ci sono milioni di connessioni: impossibile dominarle. Servono le macchine e i misteriosi algoritmi che le governano. Sono cose così complesse che la persona comune non può comprenderle. Allora si ha fiducia in chi sa programmarle o in chi sa comprenderne i suggerimenti. La leadership diventa 1) fare domande impudiche, 2) trovare connessioni, 3) integrare le saggezze umane con l’intelligenza artificiale.

Chi sono i capi?

Per fare i capi in azienda dovremo essere più simili a degli imprenditori. Mettere a fuoco una visione, ed essere instancabili nel seguirla, con passione, entusiasmo. Gli imprenditori si identificano e pensano continuamente  a come avere successo.

Alcuni affermano che il leader dovrebbe essere come un venture capitalist. Stare attento a non ottimizzare solo i costi, ma prendersi dei rischi per massimizzare gli utili.

Per diminuire i rischi il modo allora è distribuire il potere di decidere verso il basso. Chi è più vicino al problema può decidere: i dati a sua disposizione, gli algoritmi, rendono possibile decidere nel modo migliore. Grazie ai dati, poi, se si sbaglia è più facile recuperare.

Questo mondo data driven aumenta l’intelligenza collettiva.

L’AUTORE Paolo Bruttini – Socioanalista, imprenditore e consulente di sviluppo organizzativo. Laureato in Economia e Commercio si è specializzato in Psicosocioanalisi presso Ariele di Milano. Socio fondatore e presidente di Forma del Tempo srl, dal 1990 svolge docenze e consulenze su comportamenti organizzativi, sviluppo del capitale sociale e umano, change management. È key note speaker sui temi della Open Leadership e dello Sviluppo di Organizzazioni Aperte. È coautore dell’Open Leadership Manifesto. Ha scritto diversi articoli e libri di management e organizzazione. Gli ultimi volumi che ha curato sono Città dei capi (IPSOA, 2014), Coaching: come trasformare individui e organizzazioni (IPSOA, 2015).

Paolo Bruttini

Paolo Bruttini

Socioanalista, imprenditore e consulente di sviluppo organizzativo.
Laureato in Economia e Commercio si è specializzato in Psicosocioanalisi presso Ariele di Milano.
Socio fondatore e presidente di Forma del Tempo srl, dal 1990 svolge docenze e consulenze su comportamenti organizzativi, sviluppo del capitale sociale e umano, change management. È key note speaker sui temi della Open Leadership e dello Sviluppo di Organizzazioni Aperte. È coautore dell’Open Leadership Manifesto. Ha scritto diversi articoli e libri di management e organizzazione. Gli ultimi volumi che ha curato sono Città dei capi (IPSOA, 2014), Coaching: come trasformare individui e organizzazioni (IPSOA, 2015).