Fino al 2020 il mercato del lavoro italiano era esplicitamente client driven, in un mondo quindi in cui erano le aziende ad assumere il ruolo di potere quasi incontrastato nel processo di selezione del personale. Oggi, invece, ci si trova in un mercato diverso, più vicino all’essere candidate driven. È questa, secondo Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, società specializzata nella selezione di personale qualificato, la principale differenza nel mondo della ricerca e della selezione del personale del post Covid.

«Si potrebbe essere portati a pensare che il mercato del lavoro sia stato trasformato soprattutto dall’avvento su larga scala del lavoro agile, introdotto come sappiamo in forma emergenziale a partire dal marzo 2020. In realtà, però, dal punto di vista dei recruiter e dei cacciatori di teste quello è solo uno dei fattori da prendere in considerazione. Il fatto è che oggi la domanda di talenti sovrasta l’effettiva offerta in tanti settori differenti. Se prima del Covid chi si occupava di head hunting sapeva molto bene quali erano i settori e i ruoli che si scontravano con un effettivo gap di competenze, oggi questo problema è molto diffuso, per motivi spesso diversi».

«Molto semplicemente» continua Carola Adami «oggi i talenti possono contare su maggiori possibilità, su un ventaglio di offerte che fino al 2020 era appannaggio di pochissimi. Per un selezionatore oggigiorno non è affatto raro trovarsi a fare un colloquio di lavoro con persone che, nello stesso periodo, sono in corsa per un altro o per più ruoli in altre realtà».

Da cosa è determinato questo cambio di paradigma?

«I fattori che hanno portato a questo nuovo e per tanti versi inedito scenario sono diversi» risponde l’head hunter. «Bisogna senz’altro tenere in considerazione la ripartenza dopo il Covid-19, e quindi la fisiologica crescita della domanda da parte di molte realtà. Un altro fattore da tenere in considerazione è poi quello delle cosiddette “Grandi dimissioni”, ovvero dell’aumento delle dimissioni volontarie che ha avuto luogo a partire dal 2021. Questo fenomeno si traduce infatti in un aumento della mobilità sul mercato del lavoro, con un incremento delle possibilità di carriera per i professionisti più audaci».

Quindi questo sembra essere un buon momento per concentrarsi sullo sviluppo di carriera.

«Indubbiamente sì, in questo frangente il mercato si presenta in modo favorevole a chi è alla ricerca di nuove sfide e di nuove possibilità: tutto sta, come ricordano sempre i nostri career coach, nello stabilire un piano abbastanza preciso di sviluppo professionale, in base alle proprie esigenze effettive e ai propri obiettivi, senza farsi trascinare dagli eventi. In questo momento storico il dipendente alla ricerca di nuove opportunità ha maggiore scelta, grazie alla mobilità del mercato nonché alla flessibilità maggiore concessa della aziende: può essere quindi un ottimo periodo per prendere davvero in mano le redini della propria vita professionale, conclude Carola Adami.

Redazione

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