A partire dal 2018, sono molte le aziende che hanno usufruito del credito d’imposta formazione 4.0. Queste imprese provengono dai più diversi settori merceologici, sono PMI o grandi aziende, differiscono per struttura e organizzazione interna, ma sono tutte accomunate da una stessa pulsione: il desiderio (o meglio la necessità) di formare il proprio personale sulle tematiche tecnologiche.
Abbiamo invitato i nostri referenti, con i quali abbiamo lavorato in questi anni fianco a fianco alla pianificazione, realizzazione e rendicontazione dei progetti, a raccontarci la loro esperienza dal loro punto di vista. Queste brevi video interviste hanno confermato la generale soddisfazione sull’utilizzo di questa misura fiscale, ma ci hanno anche rivelato interpretazioni e punti di vista interessanti, che ci permettono di riflettere più nel profondo su determinate tendenze e cambiamenti in atto nel mondo della formazione e della tecnologia. È stato inoltre particolarmente interessante rilevare alcuni elementi ricorrenti in queste testimonianze, il che ci permette di trarre qualche conclusione sul modo in cui la formazione 4.0 viene percepita nelle aziende italiane.
Tutti gli intervistati hanno sottolineato quanto la formazione sui temi della digitalizzazione e delle nuove tecnologie sia inevitabile ed essenziale per un’impresa che punti ad innovare e mantenersi competitiva sul mercato. In antitesi alla teoria secondo la quale l’automazione industriale e la pervasività dei software mettono a repentaglio il lavoro, le competenze delle persone rimangono al centro dei progetti di innovazione industriale. Infatti, la spinta tecnologica impone di innalzare i profili professionali dei lavoratori e modificarne le mansioni, perché siano in grado di stare al passo con le nuove tecnologie, i nuovi sistemi e le nuove procedure. La progressiva digitalizzazione dei processi e la sempre maggiore sofisticatezza degli impianti rende sempre più evidente il gap di competenze in ingresso e la necessità di mantenere aggiornati e formati i propri dipendenti sui nuovi strumenti e modalità di lavoro.
Un aspetto per certi versi sorprendente è quanto questa attenzione alle competenze sia sempre più considerata un valore non solo per l’azienda, ma anche per i lavoratori che ne fanno parte. Pianificare, formalizzare ed attestare la formazione svolta significa darle importanza e renderne evidente il valore per la crescita individuale delle persone, e quindi migliorarne l’esperienza ed aumentare la gratificazione del lavoro. Per il 90% dei referenti HR nel mondo la riqualificazione professionale dei dipendenti è la chiave per trattenere i talenti in azienda, ed attrarne dei nuovi.[1] Non sorprende dunque che anche nelle testimonianze che abbiamo raccolto sia emersa la convinzione secondo cui la formazione 4.0 aiuti a migliorare l’employer branding e dunque l’immagine e l’attrattività dell’impresa come luogo di lavoro.
Di conseguenza il credito d’imposta si dimostra essere un valido aiuto per le imprese perché le supporta nella realizzazione di attività necessarie permettendo di ottenere importanti benefici economici e facendo emergere il valore di queste iniziative. Di fronte a ciò l’appesantimento burocratico richiesto non è percepito come troppo oneroso dalle imprese, considerando anche che con il tempo le procedure di documentazione vengono acquisite ed entrano a far parte del protocollo aziendale. In questo senso è possibile attivare percorsi ricorrenti che si attivano anno dopo anno e permettono di impattare in maniera graduale sul lavoro e di ottenere benefici costanti.
[1] “Talent Trend Report” di Randstad Sourceright che individua i 10 trend nella gestione dei talenti per il 2021.
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