Negli ultimi anni si è assistito a un calo dei tassi di disoccupazione a livello globale ma, al contrario di quanto previsto dagli economisti, non si è verificato un conseguente aumento dei salari. Ciò ha dato vita a un insolito fenomeno di stagnazione delle retribuzioni a livello internazionale. È quanto emerge dall’ottava edizione dell’Hays Global Skills Index, il report annuale pubblicato da Hays in collaborazione con Oxford Economics, che prende in esame i mercati del lavoro di 34 economie* a livello mondiale (inclusa l’Italia), analizzando macro trend, sfide e opportunità per professionisti e aziende in tutto il mondo.

Di seguito, i principali risultati emersi dall’Hays Global Skills Index 2019:

  • Nonostante la crescente incertezza geopolitica nei mercati globali, l’Overall Index Score(risultato dell’aggregazione di sette parametri di analisi applicati ai mercati in esame) è rimasto invariato a 5,4 rispetto al 2018. Le condizioni del mercato del lavoro per quanto riguarda i professionisti altamente specializzati restano simili a quelle dello scorso anno, ma la stagnazione dei salari, la sottoccupazione – ovvero l’impossibilità per i lavoratori che lo desidererebbero di essere impiegati a tempo pieno – e il gap di competenze in diverse aree geografiche hanno contribuito alla variazione degli indici a livello regionale.
  • L’indicatore del gap di competenze è salito a 6,7 punti quest’anno (6,6 nel 2018), il valore più alto dalla pubblicazione della prima edizione del Global Skills Index nel 2012. Questo trend negativo continua a generare divari salariali tra lavoratori altamente qualificati e poco qualificati, soprattutto nella regione dell’Asia Pacifica. Inoltre, le skill maggiormente richieste dalle aziende continuano a scarseggiare, con conseguente calo della partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto in Nord America, e crescente sottoccupazione.
  • Il rapido sviluppo tecnologico si conferma come uno dei principali fattori che contribuiscono al disallineamento delle competenze e alla sottoccupazione, poiché i datori di lavoro faticano sempre di più a trovare professionisti adeguatamente qualificati da inserire in organico. La formazione e l’aggiornamento della forza lavoro sono più che mai fondamentali per far fronte alle sfide dell’automazione e dell’outsourcing.
  • L’evoluzione tecnologica contribuisce, inoltre, alla diffusa stagnazione dei salari anche nelle economie più avanzate del mondo e una ricerca del Fondo Monetario Internazionale attribuisce agli sviluppi tecnologici il 50% del calo della partecipazione al mercato del lavoro. L’attuale stallo dei salari mostra che gli alti livelli di occupazione non sono più legati all’aumento delle retribuzioni, bensì derivano da cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro. I provvedimenti che limitano la mobilità dei lavoratori tendono a ridurre la competitività e, a lungo termine, risultano dannosi per le imprese.
  • Salari e occupazione restano influenzati dal divario di genere:nelle professioni dominate dalle donne, infatti, le retribuzioni risultano spesso più basse e maggiormente soggette alle forze della globalizzazione e al fenomeno dell’automazione. D’altro canto, il fenomeno della segregazione professionale può limitare le opportunità delle donne di sfruttare i benefici della globalizzazione, soprattutto nelle economie in via di sviluppo.

In un contesto di crescente incertezza economica e continuo progresso tecnologico, i datori di lavoro devono investire nella formazione a lungo termine, ridurre al minimo la sottoccupazione tramite l’allocazione strategica delle risorse e fornire ai dipendenti gli strumenti utili per avere successo anche in condizioni lavorative mutevoli.

“Il report 2019 evidenzia, da un lato, un cambiamento strutturale nel mondo del lavoro e, dall’altro, una serie di innovazioni tecnologiche che sono alla base dell’evidente stagnazione salariale che caratterizza i mercati a livello globale – ha commentato Alistair Cox, CEO di Hays -. Ciò, unito alla sottoccupazione come effetto a lungo termine della crisi finanziaria globale, comporta minori opportunità occupazionali e compensi non in linea con l’aumento dei costi e dell’inflazione. Lo studio evidenzia che la crescita dei salari a livello internazionale è piatta e che un numero crescente di lavoratori risulta sottoccupato. Per aumentare la soddisfazione dei professionisti e migliorare la produttività del mercato del lavoro, governi e imprese dovrebbero affrontare la stagnazione salariale e allocare il capitale umano in maniera più efficiente. Nel prossimo futuro è fondamentale che vengano effettuati maggiori investimenti per allineare i ruoli professionali agli sviluppi tecnologici. In questo modo i lavoratori saranno in grado di massimizzare la loro produttività in sinergia con il progresso tecnologico e non in conflitto con esso”.

Redazione