• L’Ambrosetti Innosystem Index 2023, presentato al Technology Forum organizzato il 25-26 maggio a Stresa da The European House – Ambrosetti, colloca l’Italia nelle retrovie dell’innovazione, confrontando le performance dei 22 paesi più avanzati.
  • Israele, USA e Regno Unito salgono sul podio dell’innovazione, Italia è 19ª davanti a Spagna, Lettonia e Grecia. Male per investimenti pubblici e privati in innovazione (18a) e capacità di attrarre investimenti e talenti (20a), ma è quarta per qualità della ricerca scientifica.
  • The European House – Ambrosetti ha inoltre sviluppato e presentato la prima edizione dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII), che valuta le performance degli ecosistemi innovativi di 242 regioni europee: Lombardia (31a), Emilia-Romagna (52a) e Provincia Autonoma di Trento (63a) le prime regioni italiane; Puglia (180a), Sicilia (181a) e Calabria (186a) quelle col punteggio inferiore.
  • Quattro le proposte programmatiche per sostenere l’ecosistema dell’innovazione italiano: una governance unitaria per il sistema ricerca che fermi la “fuga dei cervelli”; un nuovo ruolo agli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) per tradurre la ricerca in innovazione; la promozione di riforme a sostegno dell’imprenditorialità e dei finanziamenti di Venture Capital; un “new deal” delle competenze.

La capacità di produrre innovazione rappresenta un fattore di crescita e competitività di un sistema-Paese, contribuendo anche al benessere della società e allo sviluppo sostenibile e duraturo. L’Italia, tuttavia, ha ancora molta strada da fare, collocandosi al quartultimo posto per quanto riguarda l’ecosistema dell’innovazione, ancora distante da Paesi come Regno Unito, Austria, Francia e Germania.

A sottolinearlo è l’Ambrosetti Innosystem Index 2023 (AII 2023), contenuto all’interno dell’Innotech Report realizzato dalla Innotech Community di The European House – Ambrosetti e presentato nel corso del Technology Forum 2023 che si è svolto a Stresa il 25-26 maggio. L’indice ha confrontato 22 Paesi ad alta performance innovativa prendendo in considerazione i dati degli ultimi tre anni disponibili (2019-2021) mediante l’analisi di 18 indicatori.

A guidare la classifica c’è Israele con un punteggio di 6,1 (su una scala da 1 a 10), che ha guadagnato ben cinque posizioni in classifica, passando dal 6° posto in classifica del 2018 al primo nel 2021, seguito da USA (5,8 punti) e Regno Unito (5,7).

L’Italia si trova nelle posizioni di retrovia, precisamente in 19a posizione, con un punteggio pari a 4: in leggera crescita (+0,07) rispetto al 2018 ma senza variazioni in classifica. Peggio dell’Italia, solo Spagna (3,8), Lettonia (3,7) e Grecia (3,5).

Il Paese sconta in particolare scarsa capacità di sviluppare un ambiente attrattivo per investimenti e nuovi talenti, scendendo per attrattività dell’ecosistema al 20° posto, e per risorse finanziarie a supporto dell’innovazione, ambito in cui è solo 18ª. Positivo invece il 4° posto conquistato per efficienza e qualità della ricerca accademica, con oltre 33mila citazioni ogni 1.000 ricercatori, ma c’è ancora margine di miglioramento per tradurre questa eccellenza scientifica in valore economico e industriale.

Per la prima volta, inoltre, l’analisi scende ancora più nel dettaglio con l’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII), che ha valutato le performance dell’innovazione di 242 regioni europee, incoronando i territori scandinavi come quelli con performance più positive. Per quanto riguarda l’Italia, si sottolinea il divario tra le regioni del Nord – con, ad esempio, la Lombardia al 31° posto in classifica e indicata come migliore in Italia – e quelle del Mezzogiorno, che risultano tra le worst performer a livello europeo, con la Calabria che occupa la 186a posizione all’interno della classifica. In generale, le Regioni italiane mostrano delle performance inferiori rispetto a quanto registrato dalla media del campione europeo, in particolare nettamente inferiori rispetto alle domande di brevetto.

Dall’Indice emerge un’Italia con grandi potenzialità che tuttavia fatica a costruire un ecosistema dell’innovazione valorizzante. È invece più che mai necessario cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie e governare la trasformazione digitale, così da perseguire uno sviluppo sostenibile”, spiega Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti. “Nonostante la quartultima posizione, l’Italia spicca infatti per la capacità dei ricercatori italiani di produrre eccellenza scientifica a livello mondiale, ma rivela criticità nel tradurre questa eccellenza attraverso la registrazione di brevetti, nonché di sviluppare un ambiente attrattivo per investimenti e nuovi talenti e di stimolare sinergie collaborative tra università e imprese. Il rapporto, infine, fornisce una serie di proposte programmatiche per guidare le scelte di policy maker e stakeholder per sostenere l’ecosistema dell’innovazione italiano: serve creare una governance unitaria per il sistema ricerca, così da avanzare decisi con il PNRR, valorizzando le risorse a disposizione per massimizzare il potenziale di innovazione dell’Italia, investendo su Ricerca&Sviluppo per fermare la “fuga di cervelli” e creando meccanismi virtuosi che aiutino a tradurre i risultati della ricerca in innovazione. Senza dimenticare la necessità di lanciare un ‘new deal’ delle competenze per far sì che aziende e cittadini possano accompagnare lo sviluppo di una società digitale e sostenibile. Inoltre, la promozione di riforme a sostegno dell’imprenditorialità e dei finanziamenti di Venture Capital può aiutare l’italia a trasformarsi in un Paese per unicorni”.

Italia nelle retrovie dell’innovazione – La quartultima posizione fra i 22 paesi con gli ecosistemi dell’innovazione più avanzati rivela un’Italia con alcune aree di eccellenza, ma con importanti ritardi nella capacità di trasformare questo potenziale in investimenti e opportunità di sviluppo.

Gli investimenti sono proprio una delle aree in cui l’Italia mostra maggior arretratezza. È solo 18a per risorse finanziarie a supporto dell’innovazione con 4,3 punti, a grande distanza dalla prima posizione occupata da Israele (7,5 punti). Un piazzamento condizionato dalla scarsità di investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo (R&S), solo 18a con una spesa pari allo 0,9% del PIL (contro il 4,8% di Israele), dal basso sviluppo del Venture Capital (18a, trenta punti sotto gli USA), dai ridotti investimenti diretti del governo in R&S (17a con appena lo 0,5% del PIL, contro l’1.07% della Norvegia), non compensati dalla buona performance in termini di incentivi fiscali del governo per investire in R&S (8a con lo 0,10% del PIL).

Decisamente da migliorare anche la capacità di sviluppare un ambiente attrattivo per investimenti e nuovi talenti e di stimolare sinergie collaborative tra università e imprese: l’Italia si colloca in terz’ultima posizione (20a) con 1,4 punti, mentre a fare da capofila è Israele con 6,2 punti. Solo il 6% della spesa del sistema universitario italiano è destinata alla R&S, contro il 35,4% della Cina, e solo l’11,3% di questi investimenti viene finanziata dall’estero, mentre è oltre la metà in Israele. Male anche per il tasso di mobilità netta degli studenti: l’Italia si classifica al 18° posto con un flusso netto negativo di studenti, confermando il deflusso di risorse umane verso altri paesi.

Una situazione che ha effetti anche sul capitale umano a disposizione del Paese, cioè la presenza di risorse qualificate per svolgere l’attività di ricerca e sviluppo, che vede l’Italia 15° con un punteggio di 7,4, mentre al primo si posiziona la Germania (9,1). Israele spicca per numero di persone dedicate a R&S (21,2 ogni mille occupati), mentre l’Italia in questo caso si trova circa a metà classifica (12° posto) con un valore di 13,7. Solo il 22,7% dei laureati italiani lo sono in materie STEM (14°), percentuale che sale al 35,9% in Germania, che guida questa classifica.

Le performance dell’Italia migliorano quando si analizza l’efficacia dell’ecosistema innovativo: in questo ambito, complessivamente, si trova al 10° posto, mentre sul podio salgono Cina, Usa e Giappone. In particolare, l’Italia eccelle, conquistando il 4° posto, per quanto riguarda l’efficienza e la qualità della ricerca accademica, affermandosi come uno dei poli internazionali per la generazione di nuova conoscenza, con più di 20mila pubblicazioni citabili e con oltre 33mila citazioni ogni 1.000 ricercatori. D’altra parte, risulta ancora critica la capacità di tradurre l’eccellenza scientifica in valore economico e industriale, con appena 0,3 domande di brevetto depositate a livello mondiale (WIPO) ogni mille abitanti (15° posto). Un lieve peggioramento si registra anche guardando al tasso di successo dell’attività brevettuale: l’Italia passa dal secondo posto del 2018 al quinto del 2021 con il 65% di brevetti ottenuti in rapporto al numero di domande di brevetto presentate.

La classifica delle regioni europee più innovative – A partire dal 2023, The European House – Ambrosetti analizza anche gli ecosistemi dell’innovazione a livello regionale, prendendo in esame i dati degli ultimi tre anni (2019-2021) di 242 regioni europee e realizzando l’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII). Per confrontare l’evoluzione nel tempo, è stato calcolato anche l’indice ARII 2020 (periodo 2016-2018). Sul podio generale si piazzano le regioni scandinave: la danese Hovedstaden conquista il 1° posto (con un punteggio pari a 6,8 su una scala da 1 a 10), al secondo si trova la regione dell’Île de France (6,7), seguita dalla regione di Stockholm (6,6).

L’Italia si classifica nelle prime cento regioni dell’ARII 2023 con la Lombardia che si posiziona al 31° posto, l’Emilia-Romagna (52°) e la Provincia Autonoma di Trento (63°), il Piemonte (92°) e il Lazio (98°). Ampliando l’orizzonte di analisi oltre la 100° posizione, si incontrano il Veneto (101°), la Toscana (105°), il Friuli-Venezia Giulia (110°) e la provincia autonoma di Bolzano (117°). Guardando al resto della classifica, la Liguria si trova in 120° posizione, l’Umbria alla 138°, le Marche alla 141°, l’Abruzzo alla 145° e la Campania al 156° posto. Ancora più indietro Puglia (180°), Sicilia (181°) e Calabria (186°).

Scendendo nel dettaglio, il Piemonte emerge come regione italiana che investe la maggior quota di risorse nelle attività di Ricerca e Sviluppo, il 2,34% del PIL regionale, conquistando la 12° posizione fra le regioni europee. Il Lazio, invece, si distingue nell’ambito della formazione per popolazione con formazione terziaria (26%) e per quota di chi ha completato un percorso di studi in un ambito scientifico-tecnologico (42,3%). La Provincia Autonoma di Trento è la prima regione italiana per percentuale di lavoratori inseriti in percorsi di formazione e sviluppo di nuove competenze (14,8%) e per forza lavoro impegnata nelle attività di R&S (1,07%).

La Liguria è la regione italiana con la maggiore quota di individui che utilizzano regolarmente Internet, l’85,2% della popolazione, mentre l’Emilia-Romagna è la prima per tasso di famiglie con accesso alla rete larga, pari al 92,4%. Su questo tema le regioni italiane scontano ancora un leggero ritardo, considerando che le top performer in Europa vantano un tasso di utilizzo quasi totale (99-100%). La Lombardia è al 1° posto a livello italiano per brevetti depositati presso lo European Patent Office con 1.547 domande depositate, seguita da Emilia-Romagna (823) e Veneto (643). Tuttavia, il divario da colmare rispetto alle regioni leader in Europa è molto ampio: Bayern (7.656), Île-de-France (6.705) e Nordrhein-Westfalen (5.248).

Quattro proposte per l’ecosistema dell’innovazione – Nel Rapporto, la Community Innotech identifica quattro proposte da cui è necessario partire per sostenere l’ecosistema italiano dell’innovazione, così da favorire le scelte dei policy maker e dei principali stakeholder.

1 – Massimizzare il potenziale di innovazione. In Italia poche risorse sono destinate alla ricerca e molti ricercatori scelgono di emigrare all’estero (14.000 fra il 2008 e il 2019). Per massimizzare il potenziale di innovazione del paese The European House – Ambrosetti suggerisce di avvicinare le risorse per la ricerca all’obiettivo definito dalla Commissione Europea (3% del PIL), di rafforzare le strutture di ricerca e creare “campioni nazionali” di R&S su alcune Key Enabling Technologies come previsto dal PNRR, finanziare e creare programmi di ricerca di lungo periodo, definire una governance unitaria della ricerca, che coordini gli sforzi e definisca “la rotta” da seguire.

2 – Tradurre i risultati della ricerca in innovazione. Fondamentale è anche facilitare i processi di trasferimento della conoscenza dalla ricerca alle imprese, favorendo lo sviluppo di un sistema di Trasferimento Tecnologico efficace che punti alla cooperazione e alla collaborazione dei centri di competenza pubblici e privati regionali. Bisogna dunque rafforzare gli uffici di trasferimento tecnologico (UTT) attraverso la costruzione di percorsi formativi specifici per le risorse e l’adozione di modelli operativi evoluti e portare a termine la realizzazione degli Ecosistemi dell’innovazione territoriali previsti dal MIUR: nell’ambito del PNRR sono stati stanziati 1,3 miliardi di euro per la creazione di 12 Ecosistemi dell’innovazione sul territorio nazionale.

3 – Trasformare l’Italia in un “Paese per unicorni”. Per diventare un Paese capace di attrarre investimenti e stimolare la nascita e la crescita di realtà imprenditoriali innovative e all’avanguardia, bisogna agire sull’ecosistema imprenditoriale, semplificando le procedure burocratiche e offrendo ad imprenditori e investitori un quadro economico-giuridico chiaro. Inoltre, serve incentivare lo sviluppo del Venture Capital come volano per la crescita delle imprese. L’Italia presenta ancora un gap importante rispetto agli altri Paesi europei: nel 2022 sono stati effettuati investimenti per circa 1.179 milioni di euro, pari a l’1% degli investimenti effettuati in Europa.

4 – Lanciare un New Deal delle competenze. Oltre la metà delle aziende italiane ha difficoltà a reperire risorse con adeguate skill e si stima che entro il 2026 debbano essere formati oltre 2 milioni di occupati con competenze digitali di base per stare al passo con le necessità del mercato. È urgente definire nuovi programmi per l’insegnamento delle competenze digitali lungo tutto il percorso di formazione, intervenendo già nei primi anni di scuola, ma anche favorire la crescita del numero degli iscritti agli istituti tecnico superiori (ITS), dove rafforzare i percorsi ad hoc dedicati al digitale. Nelle Università bisogna potenziare le lauree professionalizzanti anche prevedendo nuovi percorsi di studio con elementi legati alla transizione digitale ed ecologica, mentre nel mondo del lavoro serve definire meccanismi di aggiornamento continuo delle competenze dei lavoratori basate sull’apprendimento permanente (Lifelong Learning).

Futuro professionale di qualità per i giovani: il progetto di mobilità italo-francese

Proprio con l’intento di costruire la competitività europea di domani e di offrire ai giovani un futuro professionale di qualità, aperto all’Europa e al mondo, The European House – Ambrosetti ha scelto di supportare il talento contribuendo al progetto di scambio formativo e  professionale “Mobilità italo-francese ITS-BTS”, coordinato dalla Fondazione Istituto Tecnico Superiore Lombardo per le Nuove tecnologie Meccaniche e Meccatroniche (ITS Lombardia Meccatronica).

Presentato nel corso del Technology Forum, il progetto si inserisce all’interno del Programma ERASMUS+ e coinvolge studenti italiani frequentanti corsi ITS delle sedi di Sesto San Giovanni (MI) e Bergamo e studenti francesi che frequentano corsi BTS (equivalenti agli ITS) a Besançon e Champagnole. L’obiettivo è rafforzare la dimensione europea dell’insegnamento e dell’apprendimento supportando inoltre lo svolgimento di esperienze di studio e tirocini professionali all’estero, da svolgersi presso imprese europee attive soprattutto nell’ambito della manifattura avanzata 5.0. The European House – Ambrosetti coprirà parte delle spese degli studenti impegnati nei tirocini all’estero.

Redazione

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